venerdì 19 dicembre 2008

L'uomo piu' potente del mondo (solo la foto)

Paulson
Questa mattina ero partito con tutte le mie buone intenzioni per scrivere un articolo su Henry Paulson. Un uomo che in questi periodi turbolenti ha a disposizione un fondo discrezionale di 700 Miliardi di dollari da impiegare come meglio crede per "salvare l'economia".
Temo che come spesso succede con i "salvatori della patria" ne salteranno fuori delle belle su un personaggio che sta facendo il bello ed il cattivo tempo con i soldi dei contribuenti senza perarltro che si vedano grandi frutti del suo piano di salvataggio.

Boh avro' modo di pontificare sull'argomento in futuro, nel frattempo me ne vado a casa (anche perche' e' venerdi' sera, sono le 5.45 e sono qui dalle 7.45) e la settimana prossima me ne vado pure al calduccio.
Quindi faccio ai pochi e pazienti lettori i migliori auguri di
BUON NATALE!

martedì 2 dicembre 2008

Obama - portera' veramente "Change"?

Blog dormiente frutto di un periodo lavorativo e privato veramente intenso.
Mi accorgo di non avere dedicato nemmeno un post alla vittoria elettorale di Obama e allo storico segnale di cambiamento che sta portando sulla scena politica statunitense e mondiale.

Lo dico subito, credo che il buon Barack le abbia azzeccate quasi tutte fino ad ora, ed io, come molti americani, sono completamente perso nella luna di miele con il leader "abbronzato" (per dirlo con le parole del Berlusca).

Ma una pagliuzza nell'occhio del salvatore della patria la dobbiamo assolutamente trovare, non sia solo per riempire qualche riga di questo Blog.

Obama ha fatto del cambiamento un tormentone elettorale e l'elettorato americano stanco di otto disastrosi anni di politica Neo-Con lo ha premiato con una sonate vittoria.
Che Obama riesca o meno a portare il cambiamento promesso e' quasi irrilevante di fronte all'energia sprigionata dall'idea stessa del cambiamento (questa l'ho capita solo io).

Se guardiamo bene alle prime decisione prese dal "soon-to-be president" questo grosso cambiamento non lo si vede.
Una sfilza di clintoniani tra le prime e le seconde file dei ministri e addirittura un uomo di Bush lasciato alla guida del Pentagono.
Obama si e' poi sbilanciato nel dire che alcune delle proposte fatte in campagna elettorale potrebbero slittare con i tempi; leggi il ritiro dall'Iraq in 16 mesi e l'abolizione immediata degli sgravi fiscali per i piu' ricchi.

Ma come si dice da queste parti, non lasciamoci rovinare quest'incredibile fiaba da degli squallidi dati di fatto.

martedì 28 ottobre 2008

L'oracolo che ci azzecca meta' delle volte

Alan Greenspan e' sicuramente il piu' famoso governatore della Federal Reserve (la banca centrale USA) di tutti i tempi.
Ha guidato l'economia di questo paese per 16 anni fino al tardo 2006 quando ha spontanemanete deciso di andare in pensione, tra le suppliche bipartizan di restare a guidare la locomotiva USA.
Greenspan e' stato chiamato, l'oracolo, il genio, il maestro, il guru, insomma e' considerato una delle persone più illuminate nella scena economica mondiale.

Scrivevo piu' di un anno fa come Alan Greenspan, a mio avviso, sia stato invece uno dei maggiori artefici della crisi finanziaria in cui ci siamo cacciati; e che la sua provvidenziale pensione all'eta' di 80 anni altro non fosse che un levarsi di mezzo quando aveva finalmente compreso la bomba che gli stava per esplodere in mano.

La scorsa settimana, in una non-sufficientemente umiliante testimonianza di fronte ad una commissione bicamerale, Alan si e' spinto a fare un mezzo mea-culpa per aver pompato la bolla speculative piu' grande della storia (tra l'altro nessuno gli rinfaccia di aver pompato anche la bolla delle dot com).
Sostanzialmente Alan dice che con il senno di poi forse avrebbe potuto fare qualcosa di diverso ma che fino a quando e' andato in pensione lui NESSUNO si era accorto che si stava creando una bolla di dimensioni colossali.
La parte che pero' mi ha fatto veramente ridere a crepapelle e' quando Alan ha sostenuto che alla fin-fine le cose sono andate cosi' perche' i migliori economisti al mondo, quelli del centro studi della Federal Reserve, azzeccano le loro previsioni, se tutto va bene, nel 60% dei casi.

Anzi copio incollo la frase in inglese perche' e' veramente inverosimile: "If we are right 60 percent of the time in forecasting, we are doing exceptionally well"
Cioe' sto signore dice che se i cervelloni ci azzeccassero il 60% delle volte sarebbe un risultato eccezionale.
Quindi, leggendo tra le righe, vuol dire che siamo in mano a gente che ha la stessa capacita' divinatoria del lancio di una monetina.
Vuol dire che, per definizione, potremmo risparmiare milioni e milioni di dollari in centri studi tanto la probabilità che ci rivelino qualcosa di interessante e' pari alla probabilità che dicano delle panzane tremende.

mercoledì 22 ottobre 2008

Elezioni USA, si chiudono le danze

Poca voglia di postare in questi giorni, quindi vi segnalo un bel fotomontaggio che mi ha fatto sorridere e che mi fa ricodrdare che siamo veramente agli sgoccioli per queste estenuanti elezioni presidenziali USA.

lunedì 13 ottobre 2008

Solo in America: Portate i cani in Chiesa

Ritorna la rubrica "Solo in America" grazie ad un articolo che mi ha fatto sorridere.
Per anni ho cantato con i compagni di bevute "non portate i cani in chiesa", e guarda un po' che una chiesa del Massachussets sta incoraggiando i fedeli a fare proprio il contrario.
Il Reverendo Rachel Bickford (gia' per noi e' interessante che il pastore sia donna) svolge nella sua chiesa di in North Weymouth funzioni religiose con amici a quattro zampe ed i loro padroni.
Una delle preghiere che invita i fedeli a recitare suona pressapoco cosi': "Signore fammi diventare la persona che il mio cane pensa che io sia".

Per quanto riguarda la seconda parte della canzoncina "non portate i cani in chiesa", il reverendo dice che sono a disposizione kit per pulire in caso Fido sporchi in giro. Il reverendo sostiene che la cacca di cane e' poca cosa rispetto alla gioia e alla speranza che porta in questo mondo il miglior amico dell'uomo.

venerdì 26 settembre 2008

Governo americano: dare soldi, vedere cammello

Chi segue questo mio (incostante) Blog sa che sono stato tra i primi ad ammonire sugli effetti disastrosi che avrebbe potuto avere il collasso del sistema creditizio a cui stiamo assistendo.
Sono stato anche spesso critico dell'operato delle istituzioni spesso occupate ad aiutare le grandi banche invece dei semplici consumatori.

Nonostante tutto ciò credo che in questi giorni il governo USA stia facendo la cosa giusto per cercare di stabilizzare l'economia.
Il salvataggio di Fannie Mae, Freddie Mac e di AIG ed il previsto piano da 700 miliardi di dollari per aiutare le banche in difficoltà costituiscono un intervento governativo senza precedenti in un'economia che dovrebbe essere l'esempio del modello capitalista e liberista; tanto che c'e' chi parla di una svolta socialista della politica economica degli Stati Uniti.

Personalmente non credo che ci sia da tirare in ballo la falce ed il martello ma credo che quello che sta succedendo in questi giorni debba far riflettere su certi eccessi del sistema finanziario (piu' che del sistema capitalistico). Sono convinto che questa crisi portera' dei cambiamenti significativi nei sistemi finanziari, che altro non faranno che rimettendo l'orologio indietro di qualche anno sul tipo di strumenti creditizi e di investimento disponibili.

La crisi in cui lAamerica si e' cacciata e' in soldoni frutto dell'iper-speculazione che ha generato degli strumenti finanziari che non hanno piu' nulla a che vedere con "asset" reali.
Il valore monetario di questi strumenti e' un valore esclusivamente basato sulla legge della domanda e dell'offerta (sul trading appunto).
In pratica un credito, nato come un mutuo sulla casa, collegato al valore del bene immobiliare, venive impacchettato e rivenduto talmente tante volte e trasformato in un pezzo di carta ormai scollegato da ogni bene materiale.
La crisi a cui stiamo assistendo in questi giorni e' un vero e proprio crollo del castello di carta dove i protagonisti di questi scambi non riescono piu' ad associare un valore monetario a degli strumenti finanziari.
Iper semplificando, Lehman Brothers aveva in in tasca un titolone dal valore di 100 con dentro un pezzo della casa (mutuo) di John in Kansas, un pezzo di casa di Mary in Florida e un pezzo di centinaia di altre case in tutta America.
Quando John non e' piu' riuscito a pagare il suo mutuo e quando il valore della casa di Mary e' sceso il pezzo di carta non valeva piu' 100 ma qualcosa di meno. Il tracollo di tutto questo e' che ad un certo punto Lehman vorrebbe vendere questo benedetto pezzo di carta perche' crede che altri mutuo impacchettati in quel pezzo di carta potrebbero fare la fine di quelli di John e di Mary. Ed ecco la frittata, a questo punto nessuno vuole comprare quel pezzo di carta perche' nessuno sa quanti John e quante Mary sono dentro a quel pacchetto. Lehman a questo punto si trova con un sacco di pezzi di carta che deve prezzare ad un valore vicino allo zero (per definizione una cosa che nessuno vuole comprare vale zero) nei suoi libri contabili, generando cosi' delle perdite spaventose.

Ma questo giochino e' guidato dall'isteria pura, perche' alla fin fine il vicino di John e la cugina di Mary finiranno per pagarlo quel mutuo; ma nessuno ha l'abilita' o il tempo di andare veramente a vedere quanto sara' il vero valore tra 2 o 3 anni di tutti quei mutui impacchettati dentro quel pezzo di carta. Tutti credono che il valore sara' minore in qualche anno e quindi tutti vogliono liberarsi di quel pezzo di carta, nessuno lo vuole comprare, e cosi'si innesta un circolo vizioso.

L'unico modo per bloccare un circolo di questo tipo e' con l'intervento di un'autorita' esterna al sistema. La cosa che molti osservatori non hanno ben capito e' che il governo non sta intervenndo per salvere quelli che hanno in mano il pezzo di carta. Le grandi banche di investimento che hanno generato questo disastro ne stanno anche pagando il prezzo. Bear Stern e Lehman Brothers sono fallite, Meryl Lynch e' stata comprata per una pipa di tabacco da Bank of America, Goldman Sacks e' stata salvata dagli investimenti di Warren Baffet.

L'intervento del governo americano e' mirato a stabilizzare l'aspetto piu' "tradizionale" del sistema creditizio. Fannie e Fraddy sono aziende che hanno in mano i veri mutui di milioni di case degli americani, non i "derivatives" o i pezzi di carta basati su questi mutui. Anche il piano da 700 miliardi di dollari e' teso a comprare veri mutui dalle banche non i derivatives.
Il problema in tutto questo e' che i mercati finanziari sono tutt'altro che razionali, le banche a questo punto non vogliono piu' prestare soldi ed hanno anche paura che ogni debito che hanno in cassaforte sia un debito cattivo.
Il governo sta intervenendo non tanto per salvare queste banche ma per salvare l'economia che senza banche e credito non funziona. Quei soldi nella depressione degli anni 30 il governo li ha dovuti dare agli individui sotto forma di sussidi. La cosa interessante e' che questa volta invece di dare i soldi ai padri di famiglia per scavare una buca la mattina e richiuderla, il governo con quei soldi sta comprando aziende ed assets a prezzi veramente stracciati. Quando questa crisi sara' finita il governo dovrebbe riuscira a guadagnare dei soldi rivendendo ai privati cio' che ha comprato nel momento di crisi.

In sostanza quindi credo che questo intervento governativo si stia dimostrando l'esatto opposto dei salvataggi all'italiana stile Alitalia, dove i contribuenti buttano miliardi in una azienda senza poter poi decidere come governare queste imprese e senza poter trarre profitto se l'azienda uscira' dalla situazione di crisi.
Per quanto paradossale possa sembrare l'acquisto di Fannie e Fraddy fatto dal governo USA rappresenta una mossa disperata ma sostanzialmente capitalista dove chi mette i soldi alla fine va a casa con il cammello.

lunedì 8 settembre 2008

Alitalia quanto ci costi


Avevo provato a suo tempo a fare 4 conti sul costo di uno dei tanti interventi per risanare l'Alitalia. Ne era emerso che a fine aprile ogni italiano aveva versato 15 Euro nelle casse di Alitalia.

Questa settimana i cervelloni dell'Economist hanno fatto un conto molto simile relativo alla nuova manovra per salvare la compagnia di bandiera.
Ne viene fuori che ogni italiano dovra' versare 125 euro per sanare questo prestigiosa azienda.
Bah se facciamo bene i conti alla fine era meglio se sto carrozzone lo facevano fallire anni fa e ci davano a tutti un biglietto omaggio per viaggiare con AirOne!

venerdì 29 agosto 2008

Il sogno americano e' in buona salute

Scusate la latitanza dal blog ma sto passando un periodo abbastanza intenso che non aiuta a concentrarmi sui temi politico-economici tipici di questo spazio.

Tanto per cambiare sto cercando nuovamente lavoro; avevo preannunciato il collasso del sistema creditizio a stelle e strisce e guarda casa me ne sono trovato nel bel mezzo visto che lavoro per una delle maggiori banche americane.

Una nota invece positiva e' che due giorni fa ho ricevuto la cittadinanza americana in una bella cerimonia con centinaia di altri immigrati di ogni etnia e colore.

Devo ammettere che questa cerimonia mi ha toccato più di quanto mi aspettassi, probabilmente per la presenza di gente con con storie molto più “pese” della mia, che proviene da paesi del secondo e terzo mondo e che, in molti casi, ha impiegato decenni per ottenere la cittadinanza.

La cittadinanza americana per questa gente, come per gli immigrati Italiani nel secolo scorso, significa ancora ottenere un biglietto per una vita migliore per se e per i propri figli.

Ecco che allora ieri sera, quando ho guardato in televisione il discorso di Obama, ho cercato di interpretare le sue parole attraverso gli occhi coperti di lacrime della famiglia di El Salvador che sedeva di fianco a me alla cerimonia.

Il discorso di Barack era intitolato la “promessa americana” e le sue parole iniziali sono state proprio rivolte al fatto che in nessun altro paese al mondo la straordinaria storia personale del candidato democratico sarebbe stata possibile.

Ma la parte del discorso che forse mi e' piaciuta di più' e' quando ha distinto i compiti del governo e delle istituzioni dalla volonta' e l'impegno dell'individuo. Non sto qui a dilungarmi su questo punto ma se avete tempo andate a dare un'occhiata al passaggio dove dice “Individual responsibility and mutual responsibility – that’s the essence of America’s promise”

Questo, a mio avviso, e' in netto contrasto con la visione assistenzialistica, nepotistica o “furbistica” che considero essere una delle maggiori piaghe del bel paese.

Spero allora che il figlio di uno studente Keniota e di una madre del Kansas, abbandonato dal padre all'eta' di 2 anni possa conquistare la presidenza degli Stati Uniti. Spero che l'America riesca a stupirci ancora una volta e affermare che il la promessa/il sogno americano, incrinato dai neo-conservatives e da guantanoma gode ancora di in buona salute.

lunedì 28 luglio 2008

Barack, non dare del Francese a Mr. Smith

Ieri sera Obama e' tornato negli Stati Uniti dopo un tour ed un bagno di popolarità' tra Medio Oriente ed Europa.
Non c'e' dubbio che se a Novembre votassero Arabi ed Europei il senatore dell'Illinois avrebbe le elezioni presidenziali in tasca; ma ahimè in autunno voteranno i cittadini del Nebraska e dell'Oklahoma che dei bagni di folla in Francia ed in Germania non sanno proprio che farsene.

Ad essere sinceri credo che il viaggio all'estero del candidato democratico sia stata, tutto sommato, una mossa positiva. Era in fondo l'unico modo di dimostrare un certo spessore internazionale per un candidato che non ha un gran che di esperienza politica ad alto livello.
Questa mossa potrebbe pero' anche rafforzare la percezione elitaria e distaccata dai problemi della classe lavoratrice che Barack si sta portando dietro.
La sinistra che Barack rappresenta e' la sinistra delle università e dei cittadini delle aree metropolitane americane. I colletti blu non riescono ad identificarsi con un candidato che per parlare di inflazione in Iowa cita i prezzi della rucola in una catena alimentare di prodotti biologici (tra l'altro non presente in Iowa).

Essere bollato come europeista (peggio un francese) nel cuore degli Stati Uniti non e' proprio un complimento e temo che al momento cruciale l'operaio della Ford tendera' ad identificarsi di piu' con il reduce di guerra pittosto che con il laureato di Harvard.
Negli Stati Uniti si dice che la gente vota il candidato con cui gli piacerebbe sedersi a bere una birra, e, guarda caso, recentemente uno pseudo-cowboy del texas e' riuscito a vincere due tiratissime elezioni.

Personalmente penso (e spero) che Obama ce la possa fare a Novembre, ma temo che il culto da rock-star che ormai riceve e la la sua aurea ormai semi-divina possa alienare gruppi di elettori di cui ha disperatamente bisogno. Il sistema di voto americano premia un consenso diffuso in tutti gli stati e le elezioni non si vincono a New York ed in California.

Credo che il problema di Obama non sia tanto il colore della pelle, ma quanto il fatto che a berci una birra assieme un agricoltore o un operaio non saprebbe bene cosa dirgli.

Un paio di pensieri conclusivi in ordine sparso:

- Germania, Francia, Inghilterra, Israele ... Obama ha gia' fatto capire chi conta

- Noi europei siamo sempre bravi a fare i signori con i soldi degli altri ... ma siamo sicuri che una persona di colore (o un figlio di un Marocchino o di un Turco) lo eleggerebbero in Francia o in Germania?

Buone vacanze a voi che le fate!

venerdì 18 luglio 2008

Ricetta americana per beccare gli evasori fiscali

E' apparsa anche sui giornali italiani la notizia che Heinrich Kieber, tecnico informatico della banca Lgt del Liechtenstein, accortosi di aver in mano i dati relativi all'evasione fiscale dei ricchi e famiosi di mezzo mondo, li abbia girati, sotto lauto compenso, alle autorita' di dodici paesi.

Prima di tutto, tanto di cappello a questo personaggio che e' riuscito a scovare una miniera d'ora in dati a cui molti altri avevano accesso. Poi mi fa scompisciare dal ridere pensare a questo che chiama il centralino del ministero del tesoro in Italia cercando di trovare qualcuno a cui vendere sti dati (scena che probabilmente non e' mai successa).

Il retroscena di questa vicenda di cui non ero al corrente, e' che il sig. Kieber ha pensato a questo giochetto dopo aver saputo che il governo americano paga una ricompensa del 30% delle tasse recuperate a chi puo' fornirgli prove di un'evasione fiscale .

Devo dire che nemmeno io ero al corrente di questa legge e che a primo acchito mi e' sembrata una aberrazione da polizia segreta russa.
A ripensarci poi ho visto in questa legge un sintomo di un paese molto diverso da un punto di vista culturale, dove meritocrazia, individualismo e legalità' prevalgono su pressioni di tipo sociale.
Credo che se in Italia introducessero una legge di questo tipo non sarebbero poi in molti a fare i delatori e a consegnare alla guardia di finanza idraulici e dentisti.
E' anche vero pero' che magari gli idraulici e i dentisti ci penserebbero due volte prima di chiedere: "vuole la fattura?".
Inoltre magari se invece della fattura del dentista si trattasse del 740 di, che ne so', Luciano Benetton, forse magari più d'uno ci farebbe una pensata nell'intascare il 30% delle tasse non pagate negli ultimi 30 anni dal cappellone trevigiano.

Magari se Berlusconi passa una leggetta di questo tipo poi riesce veramente ad abbassare le tasse per i lavoratori dipendenti!

domenica 22 giugno 2008

Ma Al Gore cresce marijuana a casa sua?


L'anno scorso quando si era venuto a sapere che Al Gore, il paladino delle cause ambientaliste, consuma piu' energia a casa sua di una piccola acciaieria si era generato un vespaio mediatico.
Gore nel 2006 ha pagato quasi $30.000 tra elettricita' e gas per la sua casa in Nashville Tennessee.
Per sgonfiare un po' lo scandalo nel 2007 Gore ha installato pannelli solari ed ha fatto altri interventi per rendere la casa eco-friendly.
E' notizia di questi giorni che nonostanti i soldi spesi per rendere la casa "verde" la bolletta dell'elettricita' di Al Gore e' aumentata del 10% invece che diminuire.
Una verita' veramente scomodaper il buon Al .. ma quello che mi incuriosisce tremendamente e' che cavolo combina a casa sua per usare 18.000 kilowatt di energia al mese!!??
La mia teoria e' che abbia piantagioni di marijuana coltivate con il metodo idroponico ... quelle lampade che simulano il sole giamaicano succhiano molta elettricita'!! ;-)

lunedì 9 giugno 2008

L'Italia depressa

Accolgo l’invito di Coppi di parlare dell'Italia che ho rivisto al mio rientro ed inizio con il dire che sinceramente ho trovato “il ricco nord est” meglio di quanto me lo aspettassi.
A leggere le notizie di economia e politica delle testate italiane ed internazionali mi aspetttavo un paese molto piu’ a terra da un punto di vista economico.
Invece trovo che tra wine bar e scarpette alla moda il “motore della locomotiva italiaca” tutto sommato almeno ad un osservatore quasi-esterno sembra passarsela discretamente bene.
Probabilmente aiuta anche il fatto che ormai interagisco solo con ultratrentenni per lo piu’ laureati e pressapoco “sistemati”.
Ora non credo che i problemi strutturali del paese non ci siano ma due settimane di dieta ferrea a base di spriss mi hanno fatto vedere il lato piu' bello e sereno della grassa provincia italiana.
Quello che e' pero' sicuramente palpabile e' un sentimento quasi di rassegnazione ad un paese in declino, mal governato ed assediato da piaghe catastrofiche dalla malavita all’immigrazione illegale.
Dalle chiacchere di tutti i giorni all'informazione dei mass media trapela poca speranza per il futuro dell'Italia e questo mi ha colpito perche' e' in forte contrasto con un clima quale quello statunitense dove invece l’ottimismo sprizza da tutti i pori (anche in modo ingiustificato).
La mia preoccupazione a questo punto e' che un clima di sfiducia generalizzato non consentira' al paese di affrontare i propri gravi (ma non irrisolvibili) problemi strutturali.
L'Italia, battezzata dall'Economist qualche anno fa come "il grande malato d'Europa" la vedo in preda ad una crisi di fiducia e con una depressione strisciante. Credo che sia proprio questa depressione che mi spinge a mantenere una prognosi tutto sommato negativa per la salute di questo malato.
I problemi strutturali sono tanti e difficili da correggere, la situazione non e' ancora pero' cosi' drammatica ed irriparabile, ma se il malato non ci mette una buona dose di engia si avverera' questo declino che ci stimao tutti profetizzando l'uno con l'altro.
(scritto mae ma no go bae de rilegere)

mercoledì 4 giugno 2008

Onore ad Hillary ma e' ora di mettersi da parte

E’ ormai un bel pezzo che non scrivo su questo blog ma per un paio di settimane non sono stato quaggiu’ bensi laggiu’ e mi ha fatto molto piacere rivedere di persona i 2 lettori di questo blog.

Direi che l’argomento del giorno e’ sicuramente la ormai certa candidatura di Obama come il rappresentante del partito Democratico per la corsa alla Casa Bianca.
Ieri in un coordinamento televisivo tutto americano ho visto il discorso in diretta di Hilary da NY che chiudeva la sua corsa all nomination e dieci minuti (pubblicita!) dopo la chiusura di Hilary e’ stato il turno di Obama a parlare in diretta dal Minnesota sfidando a duello McCain per la poltrona di presidente.
Inutile ricordarvi che gia’ a febbraio avevo previsto che lo scontro finale sarebbe stato Obama-McCain Devo dire cha sono stato un supporter di Obama dall’inizio ma che lentamente Hilary stava guadagnando un sacco di punti nel mio cervelletto mentre il messaggio (o slogan?) di cambiamento di Obama stave diventando un po’ stantio.
Il discorso della Clinton di ieri e’ stato a mio avviso esemplare ed ha ricordato come e’ da tempo che lei si batte per temi sociali quali ad esempio l’assistenza sanitaria per tutti gli americani (cosa che l’ha messa in difficolta’ quando era la first lady).
Onore delle armi quindi ad Hilary che pero’ mi delude con la sua richiesta di rimanere in pista come candidata alla vicepresidenza. Mentre credo che un ticket Obama/Clinton sia veramente interessante e potenzialmente coinvolgente, credo anche che una corsa cosi’ aspra e all’ultimo sangue richiedesse al perdente di ritirarsi nell’ombra.
Sono quindi deluso della decisione di Hilary di inseguire la candidatura a vice presidente perche’ questo dimosta a mio avviso che dietro le importanti questioni politiche per cui si batte vi sia anche una ricerca spasmodica della “cadrega”.
Obama e’ ora in un serio imbarazzo, da un lato gli sara’ difficile negare al potente rivale il posto d’onore nel suo ticket, dall’altro un vicepresidente del calibro di Hilary costituirebbe a mio avviso una costante spina del fianco ed una distrazione per is senatore dell’Illinois.

giovedì 1 maggio 2008

L'economia liberale dev'essere un concetto bipartizan

Sto probabilmente scoprendo l’acqua calda ma dopo tanti sfoghi sui problemi del capitalismo in Italia stavo riflettendo come questo sia un problema prettamente di natura politica e non economica. Un problema politico che prescinde pero' dallo schieramento politico.
In Italia manca, a mio avviso, una fondamentale comprensione delle regole di una vera libera economia di mercato.
Sia a destra che a sinistra non si e’ fatto nulla negli anni per attuare riforme di largo respiro per ri-allineare la nostra economia con quelle dei grandi paesi europei.
Il problema di fondo e’ che nella testa della nostra classe dirigente, come nella testa di molti italiani, si ha una visione del capitalismo retaggio delle grandi contrapposizioni ideologiche di inizio secolo. Una visione del capitalismo da far-west darwiniano dove si cerca solo di massimizzare il benessere individuale. Questo e’ oggi una visione terzomondista dell’economia in contrapposizione con l’evoluzione delle maggiori economie mondiali verso un idea di benessere diffuso.
L'espressione della destra liberista di questo concetto sono sicuramente gli Stati Uniti dove il consumo individuale corrsponde ai 2/3 del prodotto interno lordo (quindi benessere diffuzo)
Ma sarebbe sbagliato associare un'economia liberale ad un modello iper-capitalistico. Guardando infatti nazioni come Germania e Svezia si vede come questi esempi di socialdemocrazia siano saldamente basate su mercati capitalistici concorrenziali.
Per creare una vera economia di mercato l’italia deve uscire dalla sua logica di orticelli con le sue battaglie per l’insegnante precario o per il notaio, per il metalmeccanico o per il farmacista. Deve abbracciare invece delle riforme olistiche che massimizzino l’efficienza del sistema anche se nel breve periodo queste riforme andranno ad intaccare il benessere del notaio, del tassista, dell’impiegato Alitalia o del dipendente statale.
Questo che sembrerebbe un programma piu’ allineato con le idee di destra che non di sinistra non trova invece una vera rappresentanza in alcuno dei due schieramenti politici del nostro paese.
La sinistra e’ espressione di una base di tipo sindacale e movimentista tesa a conservare ed aumentare i privilegi acquisiti.
La desta di Berlusconi e Fini rappresenta invece una posizione populista e nazionalista che esprime interessi di tipo protezionistico (Alitalia agli italiani) e anche qui di conservazoine dei privilegi acquisiti.
Senza una comprensione della situazione economica di tipo bipartizan l'Italia non riuscira ad attuare quelle riforme economiche di cui ha disperatamente bisogno.

giovedì 24 aprile 2008

Suvvia paghiamo tutti la pizza ai dipendenti Alitalia

Un commentino veloce sul caso Alitalia perche’ la questione veramente mi fa bollire il sangue. voglio rinfrescare la memoria a tutti e ricordare che la compagnia 1 milione di Euro al giorno e che in tutta la sua storia e' stata in attivo solamente un anno.
Il nostro governo ha deciso di buttare altri 300 milioni di euro in questo buco senza fondo. Questo equivale a dire che ogni famiglia italiana ha dato circa 15 euro a testa a questa azienda in teoria privata e quotata in borsa ... e questa non e’ certo la prima volta che il governo ci (ok vi) tassa per tenere in piedi questo carrozzone!
La cosa che mi fa piu’ innervosire e’ che chiaramente AirFrance/KLM visto il casino colossale messo ha visto bene di ritirare la propria offerta ... e questo, come scrivevo nel caso AT&T - Telecom, per quanto per il Berlusca e per alcuni sindacalisti puo sembrare una vittoria e’ in verita’ un grido di dolore del sistema economico del nostro Paese.

lunedì 21 aprile 2008

La Grecia nella corsia di sorpasso

Questo fine settimana stavo leggendo The Economist che dedica ben tre articoli all’Italia centrati soprattutto sulla vittoria di Berlusconi alle elezioni.
Il settimanale non ha mai nascosto di essere anti-berlusconiano e lo ribadisce chiaramente in questa edizione dove tra l’altro uno dei sottotitoli in copertina legge “God Save Italy”.
Invito calorosamente a leggere questo articolo dove in maniera molto concisa il settimanale evidenzias gli annosi problemi dell’italia dall’economia all’educazione.

Al di la’ del martellamento a Berlusconi e delle poco rosee prospettive per il nostro paese la cosa che trovo interessante nell'articolo e' nell' Economist in generale e' il fatto che argomenta sempre le proprie tesi con dati interessanti.

Riporto qui a lato un grafico che sintetizza i persistenti problemi economici del nostro paese, problemi che ahime sopravvivono da anni indipendentemente da chi governa il Paese.


Il grafico mostra lo scostamento dalla media UE del PIL procapite a parita’ di potere d’acquisto di sei paesi dell’Unione Europea.
In parole povere mostra l’efficienza produttiva o la salute delle economie dei paesi presi in esame.
La prima cosa interessante che si deduce dal grafico e’ che nel 1997 L’Italia era seconda solo alla Germania per efficienza produttiva, e che fino al 2001 l’economia ha pressapoco retto il passo delle grandi economie europee.
Potremmo discutere per ore sull'economia pre e post 2001 ma in soldoni io credo che con l’introduzione dell’Euro la nostra economia abbia dovuto confrontarsi ad armi pari con le altre economie europee senza poter ricorrere a trucchetti quali la svalutazione della moneta per renderla artificialmente competitiva.
Il grafico mostra come dal 2001 sia iniziato un preoccupante declino del nostro PIL pro-capite e come nel 2006 l'economia Italiana sia stata superata da quella Spagnola. Il grafico stima inoltre che quest’anno dovremmo essere raggiunti dalla Grecia in termoini di PIL procapite.
Le ragioni di questo continuo declino sono da ricercarsi nella mancata attuazione di serie riforme strutturali nel nostro paese.
Per quanto non ci piaccia Berlusconi l’unica (probabilmente insensata) speranza e’ che usi la maggioranza parlamentare raggiunta per fare importanti riforme, senza le quali il Paese sara’ relegato a competere non piu’ con Germania e Francia come 10-20 anni fa', ma con potenze economiche del calibro di Grecia, Portogallo e Romania.

martedì 15 aprile 2008

Elezioni italiane viste da quaggiu'

Senza grosse pretese se non quella di vedere le cose “da quaggiu’” volevo condividere un paio di riflessioni sui risultati delle elezioni politiche in Italia.

1) L’idea del bipartitismo e’ piu’ radicata di quanto credessi
  • I pochi voti raccolti da liste non allineate con Berlusconi o Veltroni ne sono, a mio avviso, la conferma
  • Bertinotti ha fatto molto male ma anche Casini non ne esce granche’ bene per non parlare poi de “la destra” e dei vari partiti minori
  • La divisione ideologica del paese rimane pressoche’ invariata dalle elezioni precedenti e la “base” dei partiti e’ sempre la stessa:
    - FI+AN nel 2006 raccolgono il 36% dei consensi il PL nel 2008 il 37%
    - L’Ulivo nel 2006 al 31% il PD oggi al 33%

2) La gente ha accusato la sinistra radicale del fallimento del governo Prodi e la destra vince piu’ per la logica di alternanza e malcontento con il governo Prodi che non per meriti propri
  • Il PD esce dalla elezioni come un progetto che regge (votato da un italiano su tre)
  • Bertinotti e i vari partiti a sinistra del PD hanno preso una mazzata clamorosaproprio perche' accusati della caduta di Prodi e perche' non ritenuti un vero segnale di cambiamento
3) Il fenomeno Lega ed il vaffanculo al sistema
  • La Lega e’ sicuramente la piu’ grande storia di queste elezioni ... vi sono molte sfaccettature in questa storia ma io la interpreterei come un Vaffanculo a questa Italia malandata e malandrina
  • Gli elettori del Nord hanno avuto la possibilita’ di esprimere il proprio dissenso verso la situazione generale del nostro Paese attraverso un voto tutto sommato utile
    - Il mandato dato alla Lega e’ di cambiare le cose “da dentro”. Quello che ha aiutato la Lega e’ stato il fatto di essere parte della coalizione che si presumeva andasse a governare il Paese ma allo stesso tempo rappresentava una forza per il cambiamento dello status quo. In altre parole non vedo nel voto per la Lega una vera e propria spinta secessionista ma sicuramente una voglia di mettere “il fuoco al culo” alla classe dirigente del nostro Paese
    - Vedo un po’ la Laga come il naturale sbocco degli elettori di destra settentrionali che voglionoi mandare MODERATAMENTE a fanculo il sistema ... quasi un richiamo al movimento trasversale promosso da Grillo (altro personaggio che usa usa espressioni colorite alla Bossi)
    - Chi esce, a mio avviso, molto insoddisfatto da queste elezioni sono proprio i Vaffanculari di sinistra e del meridione che non hanno potuto trovare uno sbocco per la propria insofferenza generalizzata con il sistema italia. Quel voto di sfiducia al sistema non e’ andato ne’ alla sinistra ne’ alla destra estrema ma e’ in parte riflesso nel crescente astensionismo (came ampiamente discusso nel blog “gemello”)

martedì 1 aprile 2008

Limitare il numero dei mandati parlamentari

Nel marasma pre-elettorale del bel paese mi sento di avanzare una semplice proposta che permetterebbe, a mio avviso, di far funzionare molto meglio la nostra disgraziata nazione.
Si tratta semplicemente di limitare a tre (o due?) i mandati parlamentari che un individuo puo’ ricevere. Quindi semplicemente dire che dopo tre volte che una persona e’ stata eletta alla camera o al senato deve mettersi da parte e lasciare posto ad altri.
Questa proposta sulla carta veramente semplice darebbe a mio avviso grandissimi benefici al paese. Cerco di elencarne qualcuno:
- I parlamentari sarebbero incentivati a far durare il governo per l’intera legislatura
- Permetterebbe a nuove facce e a nuove idee di farsi strada ai “piani alti” del palazzo
- Stimolerebbe per lo meno i parlamentari uscenti a fare delle scelte coraggiose e non semplicemente allinearsi alle scelte di partito per essere rimesso in lista alle successive elezioni
- Inviterebbe i politici ad essere piu’ vicini al mondo produttivo visto che non avranno la prospettiva tutti di fare i politici a vita

Ho pensato a questa proposta per dieci minuti e sinceramente credo che se ci spendessi un po’ piu’ di tempo potrei pensare ad altri benefit portati da una classe dirigente “forzata” al ricircolo. Sinceramente non vedo alcun grosso lato negativo di questa idea, in un paese che ha disperato bisogno di cambiamento e dove tutti dicono che rappresentano il nuovo, si continuano a vedere le solite vecchie facce in giro ... e allora forza imponiamoci con la forza lo svecchiamento!

venerdì 21 marzo 2008

Alitalia .. AddioItalia? ... OddioItalia!

Avevo affrontato questo argomento un anno fa a proposito della tentata acquisizione di Telecom da parte di AT&T ma rieccomi a parlare del teatrino tragicomico del sistema capitalistico italiano.
Questa volta parliamo di Alitalia, la “gloriosa” compagnia di bandiera fondata nel 1946. Iniziamo con il dire che c’e’ gran poco di glorioso nel bilancio economico di questi 62 anni di storia, infatti la compagnia ha perso soldi in 61 di questi 62 anni. Non e’ chiaro cosa sia successo nel 1998 quando la compagnia ha infatti chiuso il bilancio in attivo (come si dice anche l’orologio fermo da' l’ora esatta due volte al giorno!).
Oggi Alitalia perde piu’ di un milione di euro al giorno e le sue perdite sono appianate di riffa o di raffa da chi paga le tasse.
E allora via con vendite e privatizzazioni (giustissime) ma mentre l’allora SIP (telecom) l’ENEL e altre societa’ in attivo vanno privatizzate in quattro e quattr’otto e date via per una pipa di tabacco dobbiamo fare i difficili con un carrozzone che dal 1999 al 2005 ha perso 2,6 Miliardi di Euro facciamo.
Sono due anni che la compagnia aerea e’ in vendita e quando finalmente arriva un acqurente con i soldi in mano ci scandalizziamo tutti perche’ i piani dell’acquirente prevedono ingenti ridimensionamenti all’azienda. Eh beh scusate, io non l’ho ancora trovato quello che vuole pagare miliardi per un ammenicolo per poi continuare a perdere un milione di euro al giorno!
Ma magari il buon cavaliere che oggi se n’e’ uscito con la “cordata italiana” per "salvare" l’Alitalia qualche buontempone lo trova anche perche’ la promessa tutta Italica sara’: "si dai perdi i soldi di qua' ma ti trovo io un modo per farteli entrare da qualche altra parte".
Antonveneta, Telecom ed Alitalia sono aziende che recentemente avevano destato l’interess di investitori stranieri e che la politica ha fatto i salti mortali per non far vendere citando sempre "l'onor di patria".
E allora andiamo avanti cosi’ con il sistema capitalistico piu’ inefficente del mondo, con aziende che servono solo per scambi di favori politici ma poi non lamentiamoci qunado diciamo che i servizi non funzionano o quando una banca per tenere i TUOI soldi in un conto corrente ti fa pagare 50 Euro l’anno.
Capiamo una volta per tutto che da un punto di vista economico non c’e’ prioproi nulla da vantarsi quando si fanno le cose all’Italiana!

lunedì 17 marzo 2008

Bear Stern, la vuole Gratis? ... no al 93% di sconto!

Durante il fine settimana JP Morgan Chase, la terza banca piu’ grande d’America, si e’ comprata la banca d’affari Bear Stern in una manovra che a guardarla bene non ha alcun senso economico per l’azienda acquisita.
JP Morgan paghera’ 236 milioni di dollari per Bear che corrisponde a meno del 7% dei 3.6 miliardi di dollari a cui ammonta la capitalizzazione dell’azienda dopo la chiusura di borsa di venerdi’ scorso (in picchiata del 40% dal giovedi’).
Una valutazione di Bear Stern a 236 milioni di dollari non sta ne’ in celo ne’ in terra. Va bene che la banca avra’ in portfolio fior fior di security basate su mutui ballerini che nel mercato di oggi valgono meno di zero, ma e’ anche vero che l’azienda non ha solo un valore sulla carta che puo' essere bruciata cosi’ facilmente.
Un semplice esempio e’ che solo il palazzo di proprieta’ di Bear Stern a Manhattan, dove la banca ha il quartier generale, e’ valutato 1.5 Miliardi di dollari.
In pratica anche se l’azienda non avesse alcun altro asset JP Morgan ha appena pagato 240 milioni per comprare 1,5 miliardi ... mica male lo scherzetto!
In qest’era di finanza creativa si vedono eccessi non facilmente razionalizzabili; dalle piccole aziende Iternet valutate miliardi di dollari nel 1999 a colossali banche con veri capitali sotto il sedere che oggi si possono comprare per una pipa di tabacco.
JP Morgan oggi ringrazie l’isteria collettiva e il pressapochismo del governo USA che ha reso possibile questa svendita durante il weekend, domani probabilmente inizieranno ad arrivare le lettere degli avvocati degli azionisti.

giovedì 6 marzo 2008

10 minuti di fuoco!

Questa notte possiamo dormire piu’ tranquilli sapendo che gli scienziati Australiani hanno dato risposta ad una delle domande chiave della vita moderna, e cioe’ sul quanto debba durare un rapporto sessuale soddisfacente.
Lo studio ci dice che il rapporto sessuale ideale dovrebbe durare tra i 7 ed i 13 minuti (quindi 10 minuti in media) e non di piu'. Ebbene si maschietti state allegri perche’ questo mi sembra un obiettivo raggiungibile. Ma anche voi appassionati lettori precoci non disperate perche’ l’articolo dice che anche un rapporto tra i 3 ed i 7 minuti e’ ritenuto “accettabile” dalla maggior parte delle donne. Se invece durate meno di tre minuti vi ho dato una ragione scientifica per rivolgervi ad uno specialista.

Gli autori dello studio dicono che e’ indirizzato a sfatare i miti messi in circolazione dal proliferare di materiale pornografico e dalla diffusione di rimedi per potenziare l’attivita’ sessuale che propongono falsi modelli di sessualita'.

Lettori ma soprattutto lettrici sappiatemi dire se siete d’accordo con gli amanti dell’emisfero sud.

lunedì 25 febbraio 2008

Kosovo, Istria e la nascita di un Nazione Islamica in Europa

In questi gioni in Serbia si e’ in strada a protestare contro l’indipendenza del Kosovo sancita da una dichiarazione unilaterale del parlamento Kosovaro ed appoggiata da Stati Uniti e Comunita’ Europea.

Non conosco la situazione a sufficienza per analizzarla in dettaglio, ma lasciatemi dire che sono in favore dell’autodeterminazione dei popoli e pare proprio che il Kosovo, con il 90% della popolazione di etnia albanese, sia un ottimo candidato ad “autodeterminarsi” e a diventare uno stato autonomo.

Quello che pero’ sulla carta sembra un diritto sacrosanto spesso nasconde una miriade di sfumature. Lasciatemi martellare liberamente la storia e vi tiro fuori un parallelismo tutto Slavico tra l’odierna situazione del Kosovo e la situazione in Istria dopo la secoda guerra mondiale. Entrambe le regioni si separano dalla nazione di appartenenza dopo guerre e pulizie etniche (vedi anche le Foibe). I riferimenti storici e culturali che legano il Kosovo alla Serbia sono almeno altrettanto forti di quelli che legano l’Istria all’Italia.
Da un punto di vista demografico, secondo il censo Austriaco, nel 1910 in Istria la popolazione italiana costituiva poco meno del 14%, quindi alla fin fine sembra abbastanza logico pensare ad un’annessione della penisola alla Yugoslavia.

Uso il parallelismo Kosovo/Istria come una provocazione verso chi come me ha nel cuore la causa istriana. Una montagna di fatti storici etnici e demografici non puo' nascondere che queste spartizioni territoriali spesso non hanno nulla a che vedere con l’autodeterminazione dei popoli e hanno solo a che fare con la logica dei vincitori e dei vinti.
E allora evviva la liberta’ dei Kosovari, degli Estoni e dei Georgiani (che danno una spallata a mamma Russia), ma attenzione ai Curdi o a quei disgraziati Africani che lottano ancora per divisioni tribali. E che dire di popoli piu’ vicini a casa nostra? ... dobbiamo dare l’indipendenza a Baschi, Catalani o che ne so' ai Sudtirolesi o basta una bella regione a statuto speciale per accontentare questi popoli di serie B?
Non ho una risposta a queste domande, so solo che a mio avviso USA, EU (con Italia in testa) si sono affrettate un po’ troppo a riconoscere l’indipendenza Kosovara senza analizzarne le ramificazioni di lungo periodo.
La comunita’ occidentale che e’ stata svelta a consacrare l’indipendenza del Pakistan dall’India basando la spaccatura su principi religiosi non si e’ forse accorta che le due nazioni sono in guerra da 50 anni? E’ la separazione il modo migliore di appianare tensioni etniche e religiose o e' invece l'integrazione? Ed infine, lasciatemi dirla tutta, di questi tempi a chi fa comodo una nazione con il 90% della popolazione Musulmana nel bel mezzo dei balcani?

lunedì 4 febbraio 2008

Super Tuesday e l’avanzata della Sinistra in America

Accetto volentieri l’invito dei lettori di tornare a parlare delle elezioni primarie negli Stati Uniti.

I Giochetti di potere tra i vari Stati dell’unione e la tendenza di questo paese a creare scenari holliwoodiani , hanno fatto si’ che probabilmente mercoledi’ mattina sapremo chi saranno i prossimi contendendenti per la Casa Bianca.

Non voglio sbilanciarmi troppo con i pronostici visto che fior-fior di aziende di ricerche di mercato ed opinionisti di grido hanno gia’ preso delle grosse cantonate in queste ultime settimane; ma non voglio nemmeno scontentare i lettori e quindi vi scrivo che la “pancia” mi dice che la corsa presidenziale sara’ tra Obama e McCain (un paio di settimane fa avevo detto Romney).

La cosa che pero' mi sta particolarmente interessando e’ capire l’origine dello spostamento a sinistra del barometro politico di questo paese.
Il fenomeno portato alla ribalta dalle elezioni della camera e del senato di fine 2006, dove i democratici hanno conquistato la maggioranza parlamentare dopo dieci anni; si sta a mio avviso palesando anche nella scelta dei candidati in queste elezioni primarie.
Obama piu’ “rivoluzionario” della Clinton sta impressionando in questi giorni nello schieramento Democratico ma anche sul fronte Repubblicano sembra uscire una persona dal profilo moderato invece di un altro esponente della destra religiosa.
La domanda da un milione di dollari e’ se questo spostamento a sinistra sia dettato principalmente da un rifiuto della politica di Bush o sia veramente un segnale di una svolta nel sentimento del Paese.

Per fare un parallelismo con l’Italia non si sa bene se la vittoria di Prodi e della sinistra nel 2006 sia stata piu’ frutto di una nausea verso il Cavaliere o veramenete un voto che consegnava un mandato di cambiamento all'allora Ulivo.

Se vogliamo rimanere al (debole) parallelismo e tirare in ballo la caduta del governo Prodi, devo ammettere che mi sto un po’ preoccupado per le prossime elezioni presidenziali USA. I democratici che I piu’ (io compreso) davano come I sicuri successori alla Casa Bianca potrebbero avere dei grossi problemi nella corsa presidenziale.

E’ sotto gli occhi di tutti che Nency Pelosi e compagnia cantante in un anno di maggioranza parlamentare non hanno combinato un gran che’. Le truppe sono ancor ain Iraq, i tagli delle tasse per I ricchi sono ancora li’, i vari programmi di anti terrorismo continuano a violare I diritti civili e chi piu’ ne ha piu’ ne metta. Dall'altro lato sembra che la “surge” stia funzionando in Iraq e che il paese sia destinato ad un periodo di recessione.

Se si profilasse un candidato presidenziale Repubblicano lontano dall’eredita’ di Bush e abbastanza centrista da attrarre il voto moderato, credo che questo potrebbe dare del filo da al candidato democratico.

McCain ed in maniera minore Romney potrebbero avere questo appeal moderato che in una corsa cosi lunga e difficile potrebbero dargli una marcia in piu' rispetto alla Clinton e ad Obama che in entrambi i casi sarebbero degli inquilini "diversi" per la Casa Bianca.

Forse e’ troppo presto per fare questi discorsi prima di sapere chi entrera’ nella corsa presidenziale ma inizio ad avere qualche timore che il partito democratico abbia venduto la proverbiale pelle dell’orso un po’ troppo presto .

martedì 22 gennaio 2008

Contratti Nazionali e la Questione Meridionale

Nella baraonda tutta italica di governi ballerini e roghi di immondizie mi era quasi sfuggito l’articolo del rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici. Uscito lo stesso giorno (forse) della notizia che gli stipendi italiani sono tra i piu’ bassi dei paesi industrializzati.
Le due notizie sono a mio avviso connesse; l’idea dei contratti nazionali collettivi, spesso vista come una conquista di civilta’, e’, a mio avviso, alle radici del malcontento generale della classe lavoratrice.
Il concetto che la mansione di Metalmeccanico o di Insegnante deve essere retibuita allo stesso modo a Milano e a Gela e’ un vincolo economico artificiale che deprime la produttivita’ e non ridistribuisce opportunita’.
Il costo della vita varia di molto lungo la nostra bella penisola; con 1200 euro al mese a Milano si tira abbastanza la cinghia mentre a Gela si vivacchia abbastanza bene. Ma una azienda se deve pagare 1200 euro al mese ad un lavoratore sia a Milano che a Gela non ha alcun incentivo a creare lavoro a Gela perche’ come tutti ben sappiamo a Gela non ci sono le stesse infrastrutture che a Milano, inoltre a Gela vi sono problemi per cui sono famosi in tutto il mondo come la siccita’ ed il traffico ;-) ;-)
Al di la' di tante chiacchiere dei nostri politici se si passasse ad un libero mercato dei salari (ok qui i miei compagni di merenda mi fucilano) o per lo meno ad un salario indicizzato al costo della vita locale si farebbe a mio avviso un gran servizio al Paese.
In primis si farebbe un servizio al lavoratore; un postino o un insegnante potrebbe vivere con la stessa dignita’ a Milano e a Gela.
Ma soprattutto si incentiverebbero le aziende a spostare lavori low-teach in aree del paese meno sviluppate (e magari non in Romania o in Cina) portando benessere e sviluppo in zone ora destinate a lavoro nero, emigrazione e arruolamento nella criminalita’ organizzata.

mercoledì 9 gennaio 2008

Elezioni Primarie e le due Americhe

Ieri si sono svolte nel New Hampshire le elezioni primarie per il partito democratico e repubblicano che definiranno i due sfidanti per la poltrona di presidente degli Stati Uniti.

L’attenzione dei più (inclusa la mia) e’ rivolta alla battaglia nel partito democratico dove, comunque andranno le cose, sembra delinearsi l’evento storico di presentare o un candidato di colore o una donna alla corsa presidenziale.

Ma a guardare bene e’ il campo repubblicano che sta riservando delle sorprese non indifferenti. Giuliani, dato qualche mese fa come il favorito, sta annaspando vistosamente e McCain, dato per morto, ieri ha vinto le primarie in New Hampshire.

Ma se sbucciamo ulteriormente la cipolla e’ importante evidenziare la differenza tra i risultati delle primarie repubblicane in Iowa e New Hampshire, ovvero in uno stato della “Middle America” e in uno stato che si affaccia sull’oceano.

McCain e’ uno dei candidati piu’ moderati all’interno del partito repubblicano e per questo, a mio avviso, ha vinto le primarie in uno stato del New England, mentre la “Middle America” ha premiato Mike Huckabee pastore Battista che sostiene che qualsiasi spiegazione a qualsiasi domanda puo’ essere trovata nella Bibbia (tra l’altro sostiene la teoria creazionista).

Quest’anima fondamentalista radicata in parte dell’elettorato Repubblicano fara’ si, a mio avviso, che il candidato Repubblicano alla presidenza sara’ il mormone Mitt Romney, giunto secondo in entrambe le primarie fin qui svolte, che puo’ risultare come un punto di equilibrio tra valori religiosi e pragmatismo politico.