giovedì 1 maggio 2008

L'economia liberale dev'essere un concetto bipartizan

Sto probabilmente scoprendo l’acqua calda ma dopo tanti sfoghi sui problemi del capitalismo in Italia stavo riflettendo come questo sia un problema prettamente di natura politica e non economica. Un problema politico che prescinde pero' dallo schieramento politico.
In Italia manca, a mio avviso, una fondamentale comprensione delle regole di una vera libera economia di mercato.
Sia a destra che a sinistra non si e’ fatto nulla negli anni per attuare riforme di largo respiro per ri-allineare la nostra economia con quelle dei grandi paesi europei.
Il problema di fondo e’ che nella testa della nostra classe dirigente, come nella testa di molti italiani, si ha una visione del capitalismo retaggio delle grandi contrapposizioni ideologiche di inizio secolo. Una visione del capitalismo da far-west darwiniano dove si cerca solo di massimizzare il benessere individuale. Questo e’ oggi una visione terzomondista dell’economia in contrapposizione con l’evoluzione delle maggiori economie mondiali verso un idea di benessere diffuso.
L'espressione della destra liberista di questo concetto sono sicuramente gli Stati Uniti dove il consumo individuale corrsponde ai 2/3 del prodotto interno lordo (quindi benessere diffuzo)
Ma sarebbe sbagliato associare un'economia liberale ad un modello iper-capitalistico. Guardando infatti nazioni come Germania e Svezia si vede come questi esempi di socialdemocrazia siano saldamente basate su mercati capitalistici concorrenziali.
Per creare una vera economia di mercato l’italia deve uscire dalla sua logica di orticelli con le sue battaglie per l’insegnante precario o per il notaio, per il metalmeccanico o per il farmacista. Deve abbracciare invece delle riforme olistiche che massimizzino l’efficienza del sistema anche se nel breve periodo queste riforme andranno ad intaccare il benessere del notaio, del tassista, dell’impiegato Alitalia o del dipendente statale.
Questo che sembrerebbe un programma piu’ allineato con le idee di destra che non di sinistra non trova invece una vera rappresentanza in alcuno dei due schieramenti politici del nostro paese.
La sinistra e’ espressione di una base di tipo sindacale e movimentista tesa a conservare ed aumentare i privilegi acquisiti.
La desta di Berlusconi e Fini rappresenta invece una posizione populista e nazionalista che esprime interessi di tipo protezionistico (Alitalia agli italiani) e anche qui di conservazoine dei privilegi acquisiti.
Senza una comprensione della situazione economica di tipo bipartizan l'Italia non riuscira ad attuare quelle riforme economiche di cui ha disperatamente bisogno.