giovedì 22 gennaio 2009

Change

L'altro ieri guardando in TV l'inaugurazione di Obama era palpabile nell'aria la vogli e l'aspettative di cambiamento.
Change o cambiamento e' stato lo slogan cha ha dominato due anni di campagna elettorale, e tale cambiamento si e' ufficialmente materializzato con l'inaugurazione del nuovo presidente.
A guardare bene pero' questo non e' un qualcosa ben consolidato nella tradizione Americana; e' infatti ben scritto nella costituzione che al massimo dopo otto anni l'amministrazione in carica si deve levare dai piedi.
Vi sono stati momenti storici dove gli americani non volevano un cambiamento ed hanno provato a prolungare amministrazioni precedenti, basti pensare nella storia recente all'elezione di Bush senior come delfino di Reagan, poi trombato dopo quattro anni.
Nella storia recente americana, poche volte si e' voluto voltare pagina con tanta intensita', ma ciononostante la pagina si e' sempre dovuta voltare e questo, a mio avviso, e' una delle forze fondamentali di questo sistema di governo.

Sull'onda di questo discorso torno quindi a proporre una ricetta per svecchiare la nostra amata Italia paralizzata da caste di politici e notabili inamovibili dalle loro posizioni di potere. Inseriamo dei limiti di mandato per i parlamentari, per i primi ministri, per gli amministratori locali. Cerchiamo di forzare la mano al cambiamento e allo svecchiamento, proviamo a istituzionalizzare ventate di nuove idee. Quando ho avanzato questa proposta, prima di altri concittadini ben piu' noti del sottoscritto, ho ricevuto qualche critica che sottolineava che nel cambiamento si perde anche un bagaglio di esperienza. Il mio rilancio e' che nessun bagaglio di esperienza dovrebbe frenare la forza ed il coraggio di nuove idee e magari anche l'incoscienza di provare qualcosa di nuovo.

martedì 13 gennaio 2009

Cittadella e Padova viste da quaggiu'

Notizie dall'italia spesso non trovano grande spazio nei media americani.
Parte del mandato di questo Blog e' quello di capire come viene vista l'Italia da questo lato dell'oceano.

Mi ha sorpreso oggi sentir parlare il sindaco di Cittadella ed un immigrato nigeriano da Padova nel corso del programma radiofonico piu' ascoltato in America, Morning Edition, di NPR.

Il circuito NPR e' costituito da una serie di emittenti locali che si finanziano tramite donazioni degli ascoltatori. E' quindi una radio di informazioni e cultura della gente e per la gente. Beccatevi il link a Wikipedia Italiana.

Il segmento di circa 8 minuti parla della condizione degli immigrati in Italia in maniera non molto lusinghiera, e bolla la "Brava Gente" come il paese piu' xenofobo d'Europa.

Ecco il link alla trascrizione del reportage dove si puo' ascoltare anche l'audio.

Il reportage non e' nulla di cui andare troppo fieri, ma da oggi molti americani sapranno dell'esistenza di Cittadella ;-)

giovedì 8 gennaio 2009

Spezzo una lancia a favore di Israele

lo so, lo so, sto diventando veramente ammericano, ma credo che strategicamente parlando Israele abbia fatto una mossa giusta in questi giorni nel mostrare i muscoli ad Hamas ed a tutto il mondo arabo.

Spero di non essere frainteso, non trovo assolutamente niente di cui gioire nell'assistere a scene di guerra in medio oriente; ma cerchiamo per un momento di capire la strategia degli israeliani.

Pur non essendo un fautore della creazione dello stato ebraico dopo la seconda guerra mondiale, credo che sia l'ora di smetterla con rivendicazioni territoriali ed avviarci verso la soluzione di due stati confinanti.

Gli Israeliani da qualche anno si sono mossi in questa direzione, nel 2007 assieme ai palestinesi di Fatah si era raggiunto un accordo di massima sull'esistenza di uno stato Palestinese a fianco di quello Israeliano. Israele aveva dato un segnale di distensione sgomberando (con la forza) alcuni insediamenti di coloni e restituendo il territorio (incluse abitazioni ed attivita' produttive) alle autorita' palestinesi.

Ma Israele a Gaza (non nella west-bank) si ritrova con dei vicini di casa, Hamas, che hanno come mandato principale la distruzione dello stato di Israele e l'eliminazione degli Ebrei.
Il lancio giornaliero di missili dal territorio controllato da Hamas verso le citta' Israeline sembra poca cosa di fronte al pesante intervento militare di questi giorni, ma e' comunque qualcosa che non deve essere sottovalutato.
Cosa accaderebbe se per anni tutti i giorni piovessero dei razzi in Friuli lanciati dalla Slovenia? o se piovessero in Irlanda lanciati dagli "orange" dell'Irlanda del Nord?
Nel giudicare la situazione israelo-palestinese credo che si faccia sempre del grosso relativismo facendo finta di non vedere che alla fin fine Israele e' un pese del primo mondo con caratteristiche di vita simile ai paesi anglosassoni, con tremende pressioni da gruppi di fanatici religiosi con un obiettivo dichiarato di distruggerlo.
E allora credo che strategicamente Israele abbia fatto bene a far capire ad Hamas (ma anche alla Siria, al Libano e all'Iran) che e' ancora capace di colpire e di colpire duramente.
Strategicamente non e' nemmeno un caso che l'abbia fatto poco prima che Obama prenda possesso della Casa Bianca.
Come non e' un caso che paesi arabi tipo l'Egitto abbiano condannato debolmente l'attacco israeliano o che il Libano, proprio oggi, sia corso a scusarsi per un paio di razzi partiti dal proprio territorio. Anche ai governi arabi moderati della regione Hamas non piace molto e tutti i paesi di quella zona del mondo si sono piu' o meno scornati quando hanno tentato di scontrarsi con Israele.

Anch'io come tutti vorrei vivere nel paese dei balocchi e vorrei la pace in medio oriente; ma credo che gli Israeliani ne abbiano viste a sufficienza per capire che prevenire e' meglio che curare. Quindi fare un po' di pulizia di gente che li vuole ammazzare, fargli saltare un po' dei tunnel con i quali si riforniscono di armi e magari dargli una mazzata politica e far vedere Hamas per la tigre di carta che e'; credo sia stata una mossa strategicamente (anche se non umanamente) giusta.

venerdì 2 gennaio 2009

Petrolio, barometro di un'economia (e di mass-media) in tilt

Tra le molte, stupefacenti storie del travagliato 2008 che ci lasciamo alle spalle, abbiamo parlato su questo Blog della vittoria di Obama, della crisi immobiliare USA e del crack finanziario.
Volevo aprire il 2009 con una storia di carattere economico che non sfigura a fianco di altri incredibili eventi recenti e che, a mio avviso, può dare un'idea di quanto isterico ed irrazionale sia il clima economico-finanziario internazionale.

Se Wall Street ha difficoltà a dare un prezzo a derivati basati su pacchetti eterogenei di mutui di milioni di consumatori, non dovrebbe avere problemi a prezzare ai più fondamentali tasselli dell'economia; le materia prime.

A differenza di futures, swaps e derivatives; carbone, petrolio ed acciaio sono beni tangibili che dovrebbero rispondere alla legge della domanda e dell'offerta.
Nel corso di 2008 invece il prezzo del petrolio e' cresciuto del 55% da gennaio a giugno per poi scendere precipitosamente del 75%, da da 147 dollari al barile di giugno a 37 dollari al barile in dicembre.

Fluttuazioni di prezzo cosi' drammatiche suggeriscono che le materie prime non sono poi cosi' prime, ma essendo quotate in borsa come altri strumenti finanziari, soffrono della stessa sindrome da Las Vegas di cui soffre il resto della finanza mondiale.

Una delle cose che mi fa ridere (o piangere) in tutto questo e' la sfilza di "esperti" che vivono nel piccolo schermo e che hanno sempre la risposta pronta per spiegare questi ed altri fenomeni. Il corollario alla presenza degli esperti e' costituito da noi branco di pecoroni con la memoria corta che li stiamo ad ascoltare.

Con il dollaro che sfiorava $150 al barile ricordo un coro unisono daTV e giornali che parlava di prezzi del barile di greggio che avrebbero sfondato i $300 entro la fine dell'anno.
Gli stessi esperi qualche mese piu' tardi tornano negli stessi schermi per spiegare perche' il prezzo del greggio e' in declino.
Fa anche ridere la macchina del marketing USA con pubblicita' a tutto spiano su auto che consumano poco e con benzinai che espongono da Luglio striscioni che pubblicizzano risparmi di $50 centesimi al gallone, ma su prezzi della benzina a $5 dollari al gallone (al momento e' a $1.90 al gallone).
Permettetemi anche di farmi una mezza risata alla faccia di quelli che sono corsi a comprarsi un'auto ibrida al costo di $35.000, ma almeno quelli aiuteranno a salvere gli orsi polari del documentario di Al Gore.

Insomma nell'isteria generale di questo periodo storico forse e' meglio concentrarsi sugli aspetti quotidiani delle nostre finanze familiari invece di farci influenzare dai tam tam dei media.
Da un punto di vista delle teorie di politica economica, invece, credo sia giunto il momento di allontanarsi dalle teorie microeconomiche delle "aspettative razionali" insegnate a all'universita' e predisporci a disegnare teorie basate sull'isteria generale.
Buon 2009 (che magari sara' meno peggio di quanto te lo vogliano far credere i media)