lunedì 16 aprile 2007

Telecom, Grillo e il penoso stato del Capitalismo Italiano

AT&T ritira l’offerta per comprare Telecom e il titolo sale in borsa.
America Movil dice che e’ ancora interessata all’acquisto ed il titolo scende in borsa.

Nel movimento simultaneo ed opposto di queste due azioni si legge lo stato del capitalismo in Italia.

Non voglio stare qui a discutere se il ritiro dell’offerta di AT&T sia un bene o un male per il Bel Paese, la questione e’ fondamentalmente irrilevante.
Cio’ che e’ interessante e’ la gazzarra scatenata dalla paventata vendita del colosso delle comunicazioni.
- Politici che strillano sui media alla ricerca di una cordata Italana che possa comprare l’azienda.

- Proposte di leggi raffazzonate sull’onda emotiva per regolare la questione.

- Riferimenti piu’ o meno velati ad un ritorno al parastato.

- Comici che fanno arringhe in diretta TV al consiglio di amministrazione della maggior società italiana quotata in borsa.


Per quanto mi stia simpatico Beppe Grillo il suo intervento lo considero la ciliegina sulla torta del qualunquismo visto in questi giorni.
Il succo del suo (farraginoso) discorso e’: “gli imprenditori sono tutti ladroni, speriamo che la Telecom ritorni in mani pubbliche”.
Lungi da me affermare che il capitalismo e’ la cura di tutti i mali, ma a casa mia se si decide di giocare a scopone si gioca a scopone! Nelle varie repubbliche delle banane invece si fa finta di giocare a scopone e poi e si finisce sempre a giocare a ruba-mazzetto.

Fuor di metafora, se c’e’ una borsa valori, se ci sono organismi preposti a vigilare sulla borsa, se ci sono regole su come operare in borsa, allora una transazione di borsa dovrebbe filare liscia senza interventi politici e senza comici che gridano “se arriva quel messicano là sono cazzi ... ”

Chiudo con una nota di colore su come in Italia si mastichi bene l'inglese: caro Rag. Grillo “Public Company” in inglese vuol dire “Azienda Quotata in Borsa” e non come lo traduce lei nella sua arringa “Azienda in mano Pubblica”.

4 commenti:

Giacomo Brunoro ha detto...

"se c’e’ una borsa valori, se ci sono organismi preposti a vigilare sulla borsa, se ci sono regole su come operare in borsa"... il problema è che in Italia tutte queste cose ci sono solo per finta...

Cooper ha detto...

Ciao Guru, raccolgo la proposta di polemica per dare il mio contributo. La questione riguarda l'intervento di Grillo che non dice esattamente quello che dici tu. Il tema di Telecom infatti è delicato e drammatico e non riguarda la questione della privatizzazione, ma la denuncia di un sistema finaziario, imprenditoriale e creditizio malato, che danneggia tutti, in primis gli investitori di Telecom. La storia infatti è questa. Telecom viene privatrizzata e portata in borsa, milioni di cittadini partecipano comprando le azioni, perchè Telecom è un'azienda sana che produce utili e che può diventare leader europeo e forse interlocutore mondiale. Poi arriva Colaninno, la scala e se la compra. Poi arriva Trochetti che la riscala, indebitandosi. Anzi, indebitandola. Le banche lo appoggiano (cosa c'è di meglio di un debito coperto dal valore di Telecom che rende interessi ogni giorno) con il risultato che la ricchezza di Telecom serve a ripagare il debito che Tronchetti (o Pirelli se preferisci uscire dal personalismo) ha fatto per comprare Telecom. Un corto circuito che è nelle regole ma che danneggia chi ha investito e vorrebbe vedere quella ricchezza diventare altro, non denaro buttato per ripagare il debito e il management. Il sistema è stato usato per altre privatizzazioni. Autostrade per esempio. Il nostro pedaggio non finisce per far funzionare meglio le autostrade ma per ripagare il debito che Del Vecchio/Benetton hanno fatto per comprarsi la società. Quindi non c'è qualunquismo ma una logica di speculazione finanziaria che non pone la creazione del valore come obbiettivo, ma la speculazione sull'esistente. E' una malattia italiana che abbiamo da oltre 20 anni con una imprenditoria che non ha più interesse o intenzione di costruire, ma solo di spremere. Prima di Colaninno Telecom era un colosso di altissimo valore, un caso unico al mondo, oggi è una ciofeca che ha senso solo grazie agli asset sudamericani e grazie a Tim. Anche con la fusione Tim-Telecom hanno fatto una bella merda. Hanno usato gli utili di Tim per mangiare un po' di debito su Telecom. Ancora una volta a danno di chi ha 100 azioni telecom e ci smena 5000 euro che sono i soldi della liquidazione non certo uno dei tanti investimenti. Grillo fa un gesto encomiabile in questa battaglia. Usa il suo peso pubblico per provare a scalfire il sistema. Se lo facessero tutti quelli che hanno strumenti (giornlisti, intellettuali, politici, sportivi) forse saremmo in un'altra situazione. Quindi attenzione perchè se il qualunquismo del "sono tutti ladri" è pericoloso, anche il qualunquismo "funziona così, Grillo è solo un esibizionista" è pericoloso. Il caso Telecom è imbarazzante e non c'entra il pubblico o il privato ma un sistema colluso che danneggia il "valore" dell'impresa che è il "valore" del lavoro della gente. Da Tronchetti all'ultimo cristiano che sta al call center. E gli americani sono maestri nel tutelare questo e credo che i signori della Enron non siano in giro a continuare a far danni ma almeno interdetti e lasciati a godersi i loro miliardi speculati. Noi invece li vediamo sugli spalti di San Siro....

Cooper ha detto...

...e Public Company è "Società in cui l'azionariato è molto diffuso tra il publico", quindi in mano della gente...pubblico non vuol dire solo "stato". Detto questo Grillo non traduce Public Company, ma chiede dov'è il diritto dei piccoli azionisiti e chiede allo stato di lavorare su regole che controllino i malaffari.
Forse devi rileggerti il suo intervento che, a onor di cronaca, è stato scritto con 2 avvocati e 4 accademici di economia e finanza...

Il Guru ha detto...

Grazie Cooper per il commento di spessore.
Non ho nulla da dire con la sostanza del tuo intervento che alla fin fine potrebbe essere intitolato con il titolo di questo post “Il Penoso Stato del Capitalismo Italiano”.
Quello che critico a Grillo poi non e’ tanto la sostanza ma la forma.
Nel carrozzone mediatico che e’ diventata l’Italia aggiungiamo ancora una voce che grida piu’ forte degli altri ... e in diretta su SKY per favore!
Lo strilla-strilla di Grillo, le sue frasi ad effetto tipo “presunti manager con le pezze al culo” hanno il merito di portare la questione nelle case degli italiani in prima serata ma non sono a mio avviso un segnale positivo di carattere politico, economico o sociale.
Dove sono le Banche d’Affari che devono gestire i pacchetti azionari? Dov’e’ la consob? Dove sono gli editorialisti ed i professori di economia? Dove sono i politici?
Tutti a svegliarsi solo quando arriva l’evento da prima pagina. Quando la polemica crea lettori o voti o comunque scandalo e bagarre.
Il fatto e’ che da sempre in Italia la grande impresa si e’ appoggiata allo stato, la FIAT da sempre incassa gli utili quando arrivano e prende i soldini del welfare quando le cose vanno male.
La Telecom perche’ ha un valore oggi? Perche’ la rete (l’unico vero assetto dell’impresa a parte qualche rigidita’ monopolistica) l’ha costruita e mantenuta con i soldi pubblici quando si chiamava ancora SIP.
Quindi bravo Grillo che mi fa fare un sorriso e porta l’argomento in prima pagina ma male il paese che ha bisogno di un comico riciclato per svegliarsi per 2-3 giorni e poi tornare a dormire o a fare i suoi porci traffichi.
A mio avviso la notizia piu’ interessante del mio post non era tanto l’attacco a Grillo ma il fatto che ad una settimana dall’aver annunciato di voler comprare Telecom, AT&T e’ scappata a gambe levate dicendo in sostanza che in Italia non esistono regole chiare.
Echecazzo ... tutti a celebrare che i cattivoni americani sono scappati quando in verita’ c’e’ da piangere nel dire che una delle piu’ avanzate economie mondiali si sveglia in caso di emergenza e paventa di cambiare le regole del gioco in corsa ... e tutto cio' per mantenere l’Italianita’ dell'impresa. Non so se poi sia una cosi’ buona idea l’Italianita’ di un’impresa visto i risultati dell’impresa stessa .. o forse se l'impresa va in mani straniere si riesce a rubare di meno.

Chiudo fugando una tua curiosita’su Enron. I due principali accusati nel processo Enron sono i due CEO che si sono susseguiti alla guida dell’azienda negli anni “incriminati”.
Nel Maggio 2006 Kenneth Lay e Jeffrey Skilling sono stati entrambi condannati per frode, “conspirancy” (non so tradurlo bene), “Insider trading” e falso in bilancio.
Lay e’ morto dieci giorni dopo la sentenza per un attacco di cuore.
Skillet sta scontando una sentenza a 24 anni in una prigione federale del Minnesota.
Non voglio sparare ai piccioni ma come dicevo nel post: se si gioca a scopone si gioca a scopone! .... nel Belpaese 24 anni non se li fa nemmeno uno stragista.