venerdì 26 settembre 2008

Governo americano: dare soldi, vedere cammello

Chi segue questo mio (incostante) Blog sa che sono stato tra i primi ad ammonire sugli effetti disastrosi che avrebbe potuto avere il collasso del sistema creditizio a cui stiamo assistendo.
Sono stato anche spesso critico dell'operato delle istituzioni spesso occupate ad aiutare le grandi banche invece dei semplici consumatori.

Nonostante tutto ciò credo che in questi giorni il governo USA stia facendo la cosa giusto per cercare di stabilizzare l'economia.
Il salvataggio di Fannie Mae, Freddie Mac e di AIG ed il previsto piano da 700 miliardi di dollari per aiutare le banche in difficoltà costituiscono un intervento governativo senza precedenti in un'economia che dovrebbe essere l'esempio del modello capitalista e liberista; tanto che c'e' chi parla di una svolta socialista della politica economica degli Stati Uniti.

Personalmente non credo che ci sia da tirare in ballo la falce ed il martello ma credo che quello che sta succedendo in questi giorni debba far riflettere su certi eccessi del sistema finanziario (piu' che del sistema capitalistico). Sono convinto che questa crisi portera' dei cambiamenti significativi nei sistemi finanziari, che altro non faranno che rimettendo l'orologio indietro di qualche anno sul tipo di strumenti creditizi e di investimento disponibili.

La crisi in cui lAamerica si e' cacciata e' in soldoni frutto dell'iper-speculazione che ha generato degli strumenti finanziari che non hanno piu' nulla a che vedere con "asset" reali.
Il valore monetario di questi strumenti e' un valore esclusivamente basato sulla legge della domanda e dell'offerta (sul trading appunto).
In pratica un credito, nato come un mutuo sulla casa, collegato al valore del bene immobiliare, venive impacchettato e rivenduto talmente tante volte e trasformato in un pezzo di carta ormai scollegato da ogni bene materiale.
La crisi a cui stiamo assistendo in questi giorni e' un vero e proprio crollo del castello di carta dove i protagonisti di questi scambi non riescono piu' ad associare un valore monetario a degli strumenti finanziari.
Iper semplificando, Lehman Brothers aveva in in tasca un titolone dal valore di 100 con dentro un pezzo della casa (mutuo) di John in Kansas, un pezzo di casa di Mary in Florida e un pezzo di centinaia di altre case in tutta America.
Quando John non e' piu' riuscito a pagare il suo mutuo e quando il valore della casa di Mary e' sceso il pezzo di carta non valeva piu' 100 ma qualcosa di meno. Il tracollo di tutto questo e' che ad un certo punto Lehman vorrebbe vendere questo benedetto pezzo di carta perche' crede che altri mutuo impacchettati in quel pezzo di carta potrebbero fare la fine di quelli di John e di Mary. Ed ecco la frittata, a questo punto nessuno vuole comprare quel pezzo di carta perche' nessuno sa quanti John e quante Mary sono dentro a quel pacchetto. Lehman a questo punto si trova con un sacco di pezzi di carta che deve prezzare ad un valore vicino allo zero (per definizione una cosa che nessuno vuole comprare vale zero) nei suoi libri contabili, generando cosi' delle perdite spaventose.

Ma questo giochino e' guidato dall'isteria pura, perche' alla fin fine il vicino di John e la cugina di Mary finiranno per pagarlo quel mutuo; ma nessuno ha l'abilita' o il tempo di andare veramente a vedere quanto sara' il vero valore tra 2 o 3 anni di tutti quei mutui impacchettati dentro quel pezzo di carta. Tutti credono che il valore sara' minore in qualche anno e quindi tutti vogliono liberarsi di quel pezzo di carta, nessuno lo vuole comprare, e cosi'si innesta un circolo vizioso.

L'unico modo per bloccare un circolo di questo tipo e' con l'intervento di un'autorita' esterna al sistema. La cosa che molti osservatori non hanno ben capito e' che il governo non sta intervenndo per salvere quelli che hanno in mano il pezzo di carta. Le grandi banche di investimento che hanno generato questo disastro ne stanno anche pagando il prezzo. Bear Stern e Lehman Brothers sono fallite, Meryl Lynch e' stata comprata per una pipa di tabacco da Bank of America, Goldman Sacks e' stata salvata dagli investimenti di Warren Baffet.

L'intervento del governo americano e' mirato a stabilizzare l'aspetto piu' "tradizionale" del sistema creditizio. Fannie e Fraddy sono aziende che hanno in mano i veri mutui di milioni di case degli americani, non i "derivatives" o i pezzi di carta basati su questi mutui. Anche il piano da 700 miliardi di dollari e' teso a comprare veri mutui dalle banche non i derivatives.
Il problema in tutto questo e' che i mercati finanziari sono tutt'altro che razionali, le banche a questo punto non vogliono piu' prestare soldi ed hanno anche paura che ogni debito che hanno in cassaforte sia un debito cattivo.
Il governo sta intervenendo non tanto per salvare queste banche ma per salvare l'economia che senza banche e credito non funziona. Quei soldi nella depressione degli anni 30 il governo li ha dovuti dare agli individui sotto forma di sussidi. La cosa interessante e' che questa volta invece di dare i soldi ai padri di famiglia per scavare una buca la mattina e richiuderla, il governo con quei soldi sta comprando aziende ed assets a prezzi veramente stracciati. Quando questa crisi sara' finita il governo dovrebbe riuscira a guadagnare dei soldi rivendendo ai privati cio' che ha comprato nel momento di crisi.

In sostanza quindi credo che questo intervento governativo si stia dimostrando l'esatto opposto dei salvataggi all'italiana stile Alitalia, dove i contribuenti buttano miliardi in una azienda senza poter poi decidere come governare queste imprese e senza poter trarre profitto se l'azienda uscira' dalla situazione di crisi.
Per quanto paradossale possa sembrare l'acquisto di Fannie e Fraddy fatto dal governo USA rappresenta una mossa disperata ma sostanzialmente capitalista dove chi mette i soldi alla fine va a casa con il cammello.

lunedì 8 settembre 2008

Alitalia quanto ci costi


Avevo provato a suo tempo a fare 4 conti sul costo di uno dei tanti interventi per risanare l'Alitalia. Ne era emerso che a fine aprile ogni italiano aveva versato 15 Euro nelle casse di Alitalia.

Questa settimana i cervelloni dell'Economist hanno fatto un conto molto simile relativo alla nuova manovra per salvare la compagnia di bandiera.
Ne viene fuori che ogni italiano dovra' versare 125 euro per sanare questo prestigiosa azienda.
Bah se facciamo bene i conti alla fine era meglio se sto carrozzone lo facevano fallire anni fa e ci davano a tutti un biglietto omaggio per viaggiare con AirOne!