lunedì 9 luglio 2007

Sicko di Michael Moore, Visto da Quaggiù

Nel fine settimana sono andato a vedere il film “Sicko” di Michael Moore. Avevo ripromesso a Giacomo mesi addietro di dare una mia prospettiva sul documentario.

Devo dire che la visione del documentario lascia veramente di stucco e Moore riesce a trasmettere la necessita' e l’urgenza di avere un servizio sanitario universale negli stati uniti d’america.

Il documentario è scioccante e commovente, anche se a mente fredda ci sono un paio di “trucchi del mestiere” che si possono rimproverare al bravo Moore.

Il paragone tra sistema sanitario e stile di vita negli USA ed in Europa è fatto un po’ in stile “mele contro pere”. La famiglia “media” francese mostrata nel film e’ una famiglia di professionisti che vive in centro a Parigi in un appartamento di 140 Mq. La famiglia americana che si dibatte tra i debiti accumulati per le cure mediche, vive in uno sgabuzzino a casa dei figli.

A parte questo ed altri passaggi dove Moore calca un po’ la mano, e’ innegabile che il regista riesce a centrare l’obiettivo primario del documentario che e’ quello di far capire agli americani l’importanza di un sistema sanitario universale.

Su questo discorso avevo scritto un post un mesetto fa dove sottolineavo l'urgenza di una sanita' per tutti ma dove evidenziavo come la soluzione USA passerà per una riforma del sistema delle assicurazioni private e non sfocerà in un sistema “socialdemocratico” all’europea.

Non ho molto da aggiungere a punti discussi nel post precedente, quindi voglio chiudere con un altro paio di "note a margine" al documentario di Moore.

Il primo appunto riguarda il tema centrale del lavoro di Moore da “Bowling for Columbine”, e cioe’ che l’apparato politico-mediatico vuole tenere i cittadini americani sotto un costante clima di paura per meglio tenere il popolo “in fila”. Personalmente credo che questa sia una teoria valida ma un po’ troppo “forzata” per questo particolare tema. Credo che sul discorso sanitario le forze piu’ rilevanti siano quelle del capitalismo sfrenato e che la pressione politico-mediatica sia esercitata su altri temi.

L’altro punto invece che devo assolutamente riconoscere a Moore e’ che questo documentario e’ disegnato per un’audience bipartizan. Il Moore di "Fahrenheit 911" e dei documentari precedenti non esitava a rincorrere per la strada politici ed capi d’azienda attaccandoli con toni spesso aggressivi. Durante le elezioni presidenziali del 2004 questa strategia si e’ rivelata un boomerang esacerbando la divisione destra-sinistra e ponendo le parole di Moore alla pari di quelle di qualche “pappagallo” di partito.

In Sicko vedo un tentativo di Moore di addolcire i toni ed instaurare un discorso che parli al cuore e non solo al cervello degli americani, istigando anche a tratti un senso di vergogna per come vanno le cose e di invidia nei confronti del vecchio continente.

In conclusione bisogna riconoscere a Moore di aver fatto centro ancora una volta evidenziando uno dei problemi piu' scottanti della societa' a stelle e strisce.

1 commento:

Giacomo Brunoro ha detto...

beh, che moore non sempre sia "correttissimo" si sapeva, in ogni caso ben vengano film e documentari in grado di sollevare problemi. il limite di moore secondo me è che parla soltanto "ai suoi", ottenendo quindi scarsi risultati pratici...