martedì 14 luglio 2009

Affirmative action

Sotomayor con Obama
Sonia Sotomayor e' il candidato presentato da Obama per la carica di Giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti.
Sonia e' latina e donna, rappresenterebbe quindi una bella iniezione di diversita' al verice del sistema giudiziario e politico statunitense.
La carriera di Sonia, come quella di Barack sono frutto di una polica che forse non tutti i lettori in Italia conoscono, chiamata affirmative action.
L'affirmative action è uno strumento politico disegnato per promuovere principi di equità razziale, etnica, sessuale e sociale. In soldoni si traduce in riservare dei posti di lavoro o una quota di entrata all'universita' per le minoranze etniche o per le donne.
Il risultato dell'affirmative action potrebbe essere il sottotitolo della foto qui sopra, dove si vedono due rappresentanti di minoranze alle piu' alte cariche dello stato.
Personalmente ho sentimenti contrastanti rispetto a questo strumento politico.
Da un lato la foto qui sopra mi rende fiero di vivere in America e sicuramente capisco l'importanza sociale di avere studenti di colore a Yale o medici ispanici.
Da un altro lato non posso che pensare all'altro importante aspetto della societa' Americana, la meritocrazia.
In teoria questo e' un paese che promuove i migliori a prescidere dal sesso o dal colore della pelle.
Questo lo si vede bene in posti come la Silicon Valley dove in un ufficio ci possono essere persone di decine di etnie diverse.
E allora la questione diventa se Sonia quando e' andata all'universita' o quando ha avuto il primo lavoro da giudice era veramente la piu' brava dei candidati o e' stata messa in cima alla graduatoria per considerazioni di natura socio-politica. E se fossi stato io il secchione di turno scavalcato da Sonia come mi sarei sentito?
L'affirmative action non e' solo una cosa americana, ci sono leggi in molti paesi che impongono un numero minimo di parlamentari o dirigenti donne.
Sentivo oggi alla radio che per legge, le aziende quotate in borsa in Norvegia, devono avere almeno 40% di donne nel loro consiglio di amministrazione. Il risultato e' che ci sono una manciata di donne potenti in che siedono in una ventina di consigli d'amministrazione.

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