martedì 3 febbraio 2009

A Washington scarseggiano le vergini

Ad un paio di settimane dall’inaugurazione del presidente Obama e’ il momento per ideologia e promesse di fare i conti con la realta’.

Una degli aspetti piu’ avvilenti in tutto questo e’ che, nel guardarsi attorno, re Obama trova cavaleri della tavola rotonda non esattamente senza macchia e senza paura.

E’ notizia di oggi che Nancy Killefer, che Obama aveva scelto per essere il primo “Performance Officer” (molto corporate ;-), ha ritirato la sua candidatura per dei problemi con il fisco.

E’ la seconda persona a ritirare la propria candidatura ad un ministero, dopo che Bill Richardson, governatore del New Mexico, aveva deciso di non accettare al candidatura a Ministro del Commercio quando era emersa una inchiesta per corruzione.

La conta al momento vede due ministri che ritirano la candidatura e tre con problemi di tasse.

Timothy Geithner, Ministro del Tesoro, per ironia della sorte ha pagato il suo debito con il Tesoro solo quando l’amministrazione Obama gli ha detto che lo voleva fare ministro.

Ma la persona che veramente mi fa paura e che rappresenta quanto di piu’ corrotto c’e’ nel mondo della politica e’ Tom Daschle, la scelta di Obama come Ministro della Sanita’. I problemi di tasse, dovuti ad un “regalo” di un auto con choffer a sua disposizione, sono l’ultima delle mie preoccupazioni. Tom infatti, dopo essere stato il capo del partito democratico nell’era Clinton, negli ultimi anni si e’ riciclato come lobbista per l’industria farmaceutica e per le assicurazioni mediche. Daschel con una mano prendeva i milioni dei lobbiti per non riformare la sanita’ USA, mentre con l’altra veniva pagato dal governo come “esperto imparziale” sui problemi della sanita’ attraverso un istituto di ricerca (la Mayo Clinic).

Come ciliegina sulla torta aggiungiamo che anche la moglie di Daschle e’ una dei lobbisti piu’ ricchi d’America, infatti rappresenta aziende aeronautiche come Boing e Lockheed-Martin.

Daschle rappresenta tutto cio’ a cui Obama dovrebbe opporsi, dall’influenza delle Lobby a Washington alla politica degli “insiders”.

L’unica cosa positiva e’ che in questo paese c’e’ ancora chi ricerca e denuncia tali cose, ma non illudiamoci troppo, le caste esistono dappertutto e nemmeno San Barack sara’ in grado di cambiare la cultura di Washington

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